Sicilia...Caltanissetta....Zolfare.
Innumerevoli sono scrittori e poeti che hanno scritto la vita delle miniere di zolfo basti pensare a Pirandello con "Ciaula scopre la luna" o a Sciascia che definì le zolfare "una grande apertura sul mondo, una grande occasione di presa di coscienza per l'uomo siciliano".
Sicuramente l'estrazione dello zolfo segnò lo sviluppo economico del nisseno e non solo, ma la storia non è una collezione di successi e di ricchezza, infatti, se da un lato ad arricchirsi erano i già ricchi a soffrire erano solo i già poveri.
Ed allora il racconto si inverte e la vita diviene colma di sacrifici e di infinito dolore soprattutto per quegli uomini, quei bambini, quei carusi, costretti dalla loro condizione di estrema povertà a sotterrare la loro esistenza a centinaia di metri sotto terra per poi resuscitare solo la sera... e tutto tra cunicoli bui e maleodoranti dove ad ogni angolo poteva nascondersi "signora morte".
Morte che molto spesso con il suo enorme mantello non dava scampo a nessuno, si pensi solo che l'anno 1958 fu uno dei più devastanti della storia delle zolfare con un totale di 339 morti, quasi una morte giornaliera, numeri che oggi provocherebbero una violenta indignazione nell'opinione pubblica.
Alla fine degli anni settanta fortunatamente tutto ciò finì ma le miniere non si sono mosse dal loro posto, trasformandosi in monumenti che raccontano sacrifici, dolori, morti, vite, buio, luce, odori, sapori.