I luoghi abbandonati alimentano da sempre il desiderio dell'uomo di esplorare e conoscere, forse perché è l'abbandono stesso che porta con sé qualcosa di misterioso, ancestrale ma anche egoisticamente perverso. Infatti, quando l'uomo decide di lasciare un luogo, si illude che questo non esista più, convinto della sua superiorità su tutto ciò che lo circonda. Tuttavia, la realtà è diversa. Questi luoghi possiedono una forza propria che li conduce verso una vita autonoma, nonostante la mancanza di rapporto con l'uomo. Essi vivono e respirano.

Un circolo del tennis abbandonato rappresenta in modo perfetto questa visione. Quel circolo, un tempo animato dalle grida di gioia e dallo scambio di palline, ha lasciato spazio alla quiete e all'abbraccio della natura. Ogni angolo, un tempo vivace, è stato conquistato dalla rigogliosa forza degli elementi naturali. I toni vibranti della natura hanno trasformato tutto in un meraviglioso santuario dimenticato.

Tra le radici degli alberi che si intrecciano con le superfici di cemento o di terra battuta dei campi da gioco, si cela una poesia unica, uno spettacolo di colori e contrasti. Il verde intenso delle piante selvatiche ha preso possesso di ogni spazio. Tra le crepe del cemento emergono con forza fiori selvatici dalla bellezza inaspettata, che hanno colorato e trasformato tutto in un quadro astratto.

Le tracce del passato si mostrano timidamente, avvolte dalla forza della natura: vecchi cartelloni pubblicitari, reti logore e campi incolti, testimoniano un tempo in cui la passione e l'energia umana prendevano vita tra quelle mura.

Il circolo del tennis diventa una metafora della stessa esistenza, dove la natura rappresenta la forza che circonda e la connessione intrinseca con essa. È un invito a rispettarla e proteggerla, riconoscendo che anche nelle situazioni più oscure, la luce e la bellezza possono ancora emergere, donando magia a un luogo anche senza la presenza dell'uomo.