1990, a Palermo arriva il circo Embell Riva dei fratelli Bellucci, storici circensi Italiani.
Fin dal primo istante in cui varcai la soglia del Circo, sentii un'energia ed una magia palpabile nell'aria. Con piena libertà di movimento e con la grande fortuna di essere un invisibile spettatore privilegiato mi avventurai tra le tende colorate, i corridoi polverosi e le roulotte degli artisti, cercando di cogliere ogni singolo attimo di questo mondo affascinante, delle sue emozioni e dei dettagli che si celavano dietro ogni personaggio, il profumo del fieno, il fruscio dei costumi il suono degli animali.
I giochi di luce e ombra, alimentavano la mia voglia di riprodurre l'emozione che provavo e la forza che si celava dietro ogni prova, dietro ogni respiro. Ogni momento un racconto, un ricordo, una finestra sulla vita del circo e della sua gente, i momenti di riposo, le loro dinamiche di vita, il loro essere famiglia, il loro rapporto con gli animali. Il duro lavoro e il sacrificio del prima, la passione e l'amore per l'arte che li animava.
Poi lo spettacolo, una ricerca continua dell'attimo, la concentrazione degli artisti nel momento delle loro preparazioni, le loro espressioni intense, la luce nei loro occhi, gli acrobati nel vuoto, i trapezisti che sfidavano l'equilibrio con grazia e i clown che regalano allegria al pubblico con il loro spirito giocoso, il tutto in una atmosfera che ricordava la magia dei film di Fellini, tutto fu perfetto.
Il mio viaggio nel vecchio Circo fu un'esperienza indimenticabile, che mi fece tornare allo stupore dell'essere bambino, ma soprattutto mi portò a riflettere sulla bellezza dell'arte e sull'importanza di preservare tradizioni così preziose, sul desiderio di sognare, sul non dimenticare la nostalgia di un'epoca che sapevo sarebbe finita, sul non dimenticare il Circo luogo di meraviglia, di avventura, di coraggio, di audacia e di sogno.